Saphira è un personaggio del Ciclo dell'eredità, la quadrilogia fantasy scritta da Christopher Paolini.
Saphira è la dragonessa di Eragon e la sua più grande amica. Tre elfi (Arya, Faölin e Glenwing) stavano trasportando il suo uovo quando Durza con un piccolo contingente di Urgali li attaccò. Arya fu costretta a inviare l'uovo con la magia a Brom mandandolo però sulla Grande Dorsale. Fu lì che Eragon lo trovò convinto che fosse un prezioso monile da poter rivendere per guadagnare abbastanza denaro per far mangiare la sua famiglia tutto l’inverno.
Saphira ha un carattere forte e determinato ma si sente molto sola. Vive nella condizione di essere l’unico esemplare della sua specie rimasto a parte le uova che conserva Galbatorix e rimane di stucco quando incontra Glaedr, il drago di Oromis, ad Ellesméra. Durante l’allenamento nella città degli elfi si fa spesso trasportare dai suoi sentimenti per l’altro drago mancandogli, in alcune occasioni, di rispetto, cosa che il vecchio drago non gradisce molto.
Delle tre uova in mano a Galbatorix è la sola femmina, perciò Murtagh ha il compito di catturare lei ed Eragon vivi per poter ricostruire i Cavalieri.
Compare sulla copertina di Eragon.
Origine del nome[]
Saphira è il nome della dragonessa che scelse Brom, che allora aveva appena dieci anni, come suo Cavaliere. Rimasero insieme solo per pochi decenni, fino a quando Galbatorix rivelò le sue vere intenzioni e Morzan la uccise. All'inizio del primo libro, Eragon va da Brom per avere altre informazioni sui draghi ed il vecchio cantastorie di Carvahall è l'unico che lui conosca a sapere qualcosa su di loro. Eragon non ha ancora scelto un nome per il suo drago, così, con una scusa si fa elencare da Brom diversi nomi di draghi e per ultimo egli pronuncia il nome di quello che fu il suo drago, Saphira. E Saphira sarà l'unico nome che la dragonessa di Eragon deciderà di portare.
Saphira nel film[]
E' sostanzialmente diversa dalla descrizione del libro. In esso, infatti, ha la testa triangolare, una lunga fila di punte dorsali aguzze che partono dalla testa e arrivano fino alla fine della coda, e due possenti ali da pipistrello. Nel film non c'è niente di tutto questo. Nel film è completamente senza spuntoni, sulla testa ha due corna appuntite e un ciuffo di peli e piume; le ali sono anch'esse ricoperte da piume e qualche squama qua e là e la coda è anch'essa piumata alla fine. Secondo il regista è un drago rivoluzionario, diverso da ogni drago realizzato finora in un film ed è per questo che hanno voluto realizzarla in questo modo. Ciononostante in molti sono i fan che non smettono di esprimere la loro indignazione di fronte a questo cambiamento.
Nel film[]
La voce nell'edizione italiana del film Eragon è della giornalista Ilaria d'Amico.
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